"Scualo" Story
Antonio racconta la sua IDSuper...

1. L'acquisto
Martedì 16 marzo 1999, ora di cena. Potrei trovarmi di fronte ad una bella pizza fumante ed invece sono al buio, sul ciglio di una strada, ad armeggiare intorno ad un ranocchio nero che non vuol saperne di partire. Intorno altre vecchie anonime quattro ruote sembrano guardarmi con aria stanca. Il mio stomaco guarda invece verso il ristorante la’ nei pressi, ma non voglio mollare: è rimasta qui fin troppo!
E’ infatti passato un anno, anche di più, da quando un amico mi aveva segnalato un “bel monofaro” da parecchio inutilmente esposto in vendita. A quei tempi i miei sogni erano incentrati sul modello bifaro, ma da bravo appassionato andai a vedere il mezzo. Non tornai a casa convinto, ed in effetti ci misi qualche mese ad innamorarmi.
Ma ora sono qui, le carte dicono che è già mia, eppure lei non si convince alle lusinghe di una nuova vita. L’ambiguo venditore mi aveva avvertito del fatto che non andasse in moto, ed io ingenuamente avevo pensato alla batteria esausta per la lunga inattività: invece no, o meglio non solo, c’è anche e soprattutto il motorino d’avviamento che fa i capricci.
Finalmente, con l’aiuto di qualche energica martellata, si riesce a rimetterla in moto e lentamente l'LHM (ma non era verde? Questa roba è marrone!) entra in circolo. La vettura si rialza dal suo letargo evitando così un delirante traino proposto dall’ex-proprietario, che farebbe adesso qualsiasi cosa per liberarsi di noi e di lei. Prendiamo la strada per Como, divagando per circa 50 km, e finalmente alle ore 22:00 è nel mio box: benvenuta, Citroën ID Super classe 1967, targa CO 196236. Possiamo ora dormire entrambi sonni tranquilli.

È una pre-serie, non risulta nella numerazione ufficiale [n.d.r.]

2. Il passato
Nell' aprile del 1967 la ID Super fu acquistata dalla signora Angiolina (classe 1893) per tenerla a Schignano (CO), in val d'Intelvi. Le poche informazioni raccolte ci dicono che la signora, allora settantacinquenne, la facesse guidare da un autista per i suoi radi spostamenti. La vettura – utilizzata molto saltuariamente - rimase comunque in famiglia fino all’estate 1990, quando un figlio decise di venderla, probabilmente perchè la famiglia era ormai emigrata tutta all’estero.
Rimase così in Val d’Intelvi, ma non per molto: la signora Adele, nuova proprietaria, decise infatti di disfarsene dopo soli due anni. Nel Gennaio 1992 la povera ID cambiò decisamente vita: sommariamente riverniciata in nero, e personalizzata con magnifici loghi adesivi, fu impiegata da una discoteca della valle, l' "Orly Club", per fini pubblicitari. Fu in questa veste che subì probabilmente la maggior parte dei maltrattamenti, in mano a gente per nulla interessata alla vetustà del mezzo, ne’tanto meno alla sua manutenzione.
Nel maggio del 1997 fu messa all'asta, in seguito al fallimento della discoteca stessa. Migliore (e forse unico) offerente il signor Enrico, con in mente una semplice idea: prendere a poco, rivendere a molto. Troppo ottimista, probabilmente, visto che ha dovuto attendere me fino al 1999 per attuare (in parte) il suo proposito.


3 - Le condizioni dell’auto.

Siamo tornati nel 1999.
Ciò che colpisce immediatamente, a una prima occhiata, oltre lo sporco generale, è il chilometraggio: 46.450 km percorsi in 32 anni, vale a dire 1451 km all'anno di media. Sono propenso a a credere si tratti della cifra reale per una serie di indizi, legati all’usura del posto guida: ad esempio lo stato pressocchè nuovo del volante.

Guardiamola un po’ meglio: aperto il cofano motore iniziano a vedersi fili vaganti, la gomma di scorta tagliata, le sfere non originali, il carburatore sporco di benzina, i tubi aerazione cotti. Sulla destra un simpatico cartoncino (recante la scritta: "Citroen scualo") che testimonia il cambio d’olio a 43.530 km, fatto il 23 maggio 1997, con la precisazione “solo olio”! E nemmeno l’insonorizzante sembra godere di buona salute. Notiamo stracci messi qua e là, probabilmente a causa di perdite d’olio idraulico.

La melma marrone nell’impianto idraulico (che sia originale del 1967 ?) va sostituita con LHM nuovo, il motorino di avviamento è da riportare praticamente in vita, la batteria va sostituita. Dallo scarico sfiatante esce fumo bianco che testimonia la combustione di olio. Avrà pochi chilometri ma non è stata trattata sempre bene...
Saliamo: ciò che colpisce lo sguardo è il “cielo”, di moquette arancione, incollata probabilmente dopo che quella originale si era staccata. I sedili sono stati usati come posacenere, la gommapiuma degli schienali ormai si sbriciola e la stoffa non è recuperabile.
Il cruscotto non si presenta molto bene, soprattutto nelle cromature. I vetri laterali sono stati incisi per giocare a tris. Ma non lasciamoci prendere dallo sconforto!

Guardandoci intorno troviamo due paia d'occhiali da sole nell'incavo superiore del parabrezza, il posacenere pieno di monete, le tasche laterali delle portiere piene di biglietti invito della discoteca "Orly club", qualche scontrino sotto i tappetini… tutte cose che dimostrano la cura che avevano i precedenti proprietari!
La carrozzeria è l'elemento che richiederà un po' più di attenzione. Infatti, pur sembrando il telaio sano, le portiere e i parafanghi presentano alcuni tipici punti critici arrugginiti malgrado l'auto sia stata riverniciata di nero tutto sommato di recente. I paraurti per lo meno sembrano nuovi.
4 - I primi (difficili) passi
La ID Super trascorse i suoi primi quattro mesi con me ferma per i primi interventi meccanici, ma i lavori fatti, forse anche per un’errata scelta del meccanico, non portarono ad una situazione stabile.



Dopo un periodo di inattività qualche “magagna” si può considerare normale, ma la mia impressione era che le condizioni dell'auto andassero peggiorando. Tutto trasmetteva l'idea di precarietà, così mi resi conto di essere arrivato al punto in cui bisognava scegliere tra un restauro redicale o qualche rattoppamento qua e là per tenerla in vita e presentarla come “conservata”.


Passai l’inverno a rimunginare sul da farsi, mentre la Dea svernava al chiuso grazie ad un cugino che avendo spazio me la teneva al riparo. La cosa più brutta fu dover prendere le decisioni completamente da solo, non conoscendo all’epoca nessun appassionato che potesse confortarmi nei miei ragionamenti e nelle mie valutazioni.

Un passo avanti decisivo fu il reperimento di un interno originale anni ’60 adatto al mio modello ed in ottime condizioni: molto meglio che un interno rifatto dall’aspetto troppo nuovo. Inoltre l’idea del verde sul colore originale (grigio) mi piaceva decisamente di più dell’accostamento originale (grigio con grigio) e così pervenni alla grande decisione: restaurarla da cima a fondo.
Il restauro, eseguito professionalmente, iniziò nella primavera del 2000, e venne portato a termine all’inizio dell’estate 2002.

Avanti col restauro...